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cui ricami si notavano due lettere: V. L. Ma Bastiano non conosceva neppure l’alfabeto.

— Si chiamerà Francesca — pensò macchinalmente. — Franceschina, Cicita... sì, Cicytella...

Era quello il secondo battesimo della bambina.

Intanto essa piangeva, piangeva sempre, spalancando gli occhi, e Bastiano, accorgendosi che quel pianto era desto da una gran fame, cominciò a sentire pietà della povera smarrita, e più che pietà interessamento, come scosso dal fascino innocente e supplicante di quei grandi occhi velati dalle lagrime.

Perdeu! — sacramentò. — Cosa devo fare?

Per tutta risposta una grande pecora dalle mammelle piene di latte si avvicinò alquanto: il pastore depose la bimba per terra e lì, su due piedi, munse la pecora; e caldo caldo fece bere il latte a Cicytella: due minuti dopo essa dormiva saporitamente, davanti a zio Bastiano, su una morbida pelle nera — sul cavallino che saliva, saliva, fra le ombre verdognole del bosco, su per il sentiero assiepato di felci color d’oro e di liane color di smeraldo — mentre le pecore, guidate dai cani, procedevano, sempre avanti.

Zio Bastiano aveva pensato subito di scendere al villaggio per restituire la bimba, che egli credeva fosse stata dimenticata (?!) in campagna da