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rupi lontane, tra la folla, tra i cespugli fioriti, sul musco, fra l’ellera e le liane, per tutto il giorno, egli cercò un viso color d’oro, con gli occhi glauchi, dalle ciglia lunghissime, che gli faceva dimenticare o trascurare tutto il resto.

Azzo l’aiutò, ma quel piccolo viso non lo trovarono che dopo molte ricerche.

Cicytella era seduta, con altre bambine del villaggio, vicino alla spianata ove si ballava il ballo tondo paesano, e parlava allegramente con una sua piccola amica.

Azzo e Giacomo le si avvicinarono.

Una delle bambine diceva: — Andiamo noi pure a ballare.

— Impossibile: sono in lutto... — rispose Cicytella: poi si volse, vide Azzo e balzò in piedi, colpita dalla fisionomia e dalle vesti del giovine.

— Cicytella! — diss’egli con un sorriso. — Mi riconosci?

— Signor... signor...

— Signor Azzo!

— Oh, giusto! Signor Azzo, il cugino di don Martino. È di nuovo qui? Come sta?

Gli porse la mano con disinvoltura, come una vera e spiritosa signorina, mentre le sue compagne stralunavano gli occhi... Azzo la baciò teneramente esclamando: — Sono felice di rivederti, mia