Pagina:Deledda - Nostalgie.djvu/136

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e i miei dispetti: sentivo però tutto il mio torto e ne provavo vergogna e rimorso. Se avessimo continuato così, se non mi fosse balenata in mente l’idea che ora eseguisco, avremmo finito come finiscono tanti: oggi un bisticcio, domani uno scandalo, forse un delitto. Io sentivo intorno a me come un vortice. Io non sono romantica, tu lo sai; forse più scettica che romantica; ma tutto ciò che è piccolo, gretto, volgare, mi ferisce l’anima. Io sono nata così e non posso rifarmi: e quante altre donne sono come me, ma più disgraziate perchè più deboli, non sanno fermarsi a tempo sull’orlo del precipizio, e non sanno guardarlo, studiarlo ed evitarlo.

«Eppure, Antonio, io ti voglio bene; ti amo molto più di quando eravamo fidanzati: e per conservarmi degna di te compio il sacrifizio di allontanarmi alcun tempo da Roma. Non voglio renderti infelice. Le lagrime mi bagnano il viso, tutto il mio cuore sanguina... ma è necessario, è fatale doverci lasciare.

«Mi pare di morire pensando a ciò, ma è necessario, è necessario. Antonio, caro caro caro, comprendimi; leggi e rileggi intensamente ogni mia parola, e non darle un significato diverso da quello che il mio cuore le dà.

«Sentimi, sopratutto, sentimi come se io fossi sul tuo petto e vi piangessi tutte le mie lagrime; sentimi e comprendimi come qualche volta mi hai sentito e compreso.

«Ti ricordi, la mattina di Natale?

«Io piangevo, e mi parve di vedere anche i tuoi occhi velarsi: fu in quel momento che io sentii di amarti sopra ogni cosa al mondo, e decisi di fare per te qualche sacrifizio: e il sacrifi-