Pagina:Deledda - Nostalgie.djvu/140

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biliato com’è. Quanto gliene daranno? Cento lire? Ma no, egli è un po’ sentimentale; gli dispiacerà che gente estranea, forse volgare, venga a profanare il nostro nido, come egli dice. E a me non dispiacerebbe? Sciocchezze, frasi stupide! Io qui ho tanto sofferto: questi momili, quei due tappeti con quei cani sono odiosi. Non voglio più vederli... Eppure!... Basta, Regina, sei una stupida, stupida e stupida...

— E del mio corredo che ne farà? Lo porterà a casa sua? Ebbene, cosa mi importa? Faccia egli quel che crede.

Di tratto in tratto l’assaliva un pensiero, che tante altre volte l’avea tormentata. E se egli non perdonava? Come andrebbe a finire la loro storia? Ma no, sciocchezze! Egli non poteva non perdonare; tutt’al più sarebbe andato a raggiungerla per persuaderla o costringerla a ritornare.

Ma ella resisteva e lo convinceva... Ella viveva già quel momento, e già provava lo strazio del nuovo addio.

Intanto aveva riempita la valigia; ma non era contenta dell’opera sua.

— Che cosa amara e cretina è la vita! Addio e sempre addio, fino all’addio definitivo della morte. La morte, — pensò poi, vuotando la valigia e rimettendo in nuovo ordine la roba. — Poichè dobbiamo morire, perchè procurarci tanti dolori inutili? Perchè vado via, ora? Tanto, il tempo passerà egualmente. Ma appunto perchè si deve morire bisogna passar la vita il meglio possibile. Uno o due anni passano presto, mentre trenta o quarant’anni sono lunghi. E in due anni... Ebbene, — pensò ancora, pie-