Pagina:Deledda - Nostalgie.djvu/239

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nervi delle braccia, costringendola a chiudere i pugni.

— Tutto, tutto, tutto... la miseria, il dolore, lo scandalo... tutto, anche l’abbandono di Antonio... tutto, ma non l’infamia.

Gettò le braccia sul letto, nascose il viso, morsicò la coperta e pianse.

Piangeva e ricordava. Un’altra volta si era gettata sul letto e aveva pianto di rabbia e di dolore: poi Antonio era tornato, ed ella lo aveva baciato col tradimento nel cuore.

Era lei che aveva reso infame l’uomo debole ed amante, la conquista, la preda della sua forza superiore.

Egli si era degradato per lei, ed ora ella lo degradava maggiormente, dubitando di lui.

— No, se io gli dico: «io non voglio ciò che tu mi dài: solleviamoci dal fango, rifacciamo la nostra vita»; no, egli non esita un solo momento.

— E se egli mentirà, mentirà ancora per me; per non perdermi. Egli è un frutto bacato; ma il verme che lo rode sono io.


*


Ma, se ella s’ingannava? Se niente era vero?

A momenti questo lampo di gioia balenava nella sua mente; poi tutto ritornava più tenebroso di prima.


*


— Sapere, sapere, prima. Perchè dargli ancora un dispiacere inutile? Bisogna che prima mi assicuri; poi... vedrò.