Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 16 — |
— Domani starete a letto tutto il giorno, tanto pioverà, — disse La madre.
— Speriamo di no.
— Speriamo di sì.
— Crepi l’astrologo, — augurò fra sè Regina.
Finalmente le donne uscirono; e d’un balzo Antonio fu presso Regina, l’abbracciò, curvò il suo viso sul viso triste di lei, e le disse con voce carezzevole:
— Coraggio. Non essere così triste. Ora mangiamo in fretta un boccone, e poi subito a letto. Domani, poi, scappiamo: usciamo soli, non avremo seccature. Su, allegra!
La prese per la vita e la trascinò cantarellando fino al salotto da pranzo:
Topolin non vuol ricotta, |
Ma Regina non si rallegrò più. Appena seduta su una delle incomode sedie di Vienna che circondavano la mensa troppo ingombra, ella sentì tutta la stanchezza del viaggio fiaccarle la schiena e appesantirle le palpebre. Di nuovo sentì l’impressione di un sogno penoso; e le parve di vedere attraverso un velo un quadro di figure volgari. Volgare il viso della suocera, grasso rosso paffuto, disegnato dalla linea oleosa dei capelli troppo neri per essere naturali; volgare quello del sor Mario, somigliantissimo al viso di sua madre, con gli stessi piccoli occhi azzurri e la bocca semi-aperta ad una respirazione lenta un po’ affannosa; e il volto di Gaspare, tutto roseo e sbarbato sotto la linea