Pagina:Deledda - Nostalgie.djvu/26

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— Domani starete a letto tutto il giorno, tanto pioverà, — disse La madre.

— Speriamo di no.

— Speriamo di sì.

— Crepi l’astrologo, — augurò fra sè Regina.

Finalmente le donne uscirono; e d’un balzo Antonio fu presso Regina, l’abbracciò, curvò il suo viso sul viso triste di lei, e le disse con voce carezzevole:

— Coraggio. Non essere così triste. Ora mangiamo in fretta un boccone, e poi subito a letto. Domani, poi, scappiamo: usciamo soli, non avremo seccature. Su, allegra!

La prese per la vita e la trascinò cantarellando fino al salotto da pranzo:

Topolin non vuol ricotta,
Vuol sposar la Reginetta,
E se il re non gliela dà
Topolin lo ammazzerà...

Ma Regina non si rallegrò più. Appena seduta su una delle incomode sedie di Vienna che circondavano la mensa troppo ingombra, ella sentì tutta la stanchezza del viaggio fiaccarle la schiena e appesantirle le palpebre. Di nuovo sentì l’impressione di un sogno penoso; e le parve di vedere attraverso un velo un quadro di figure volgari. Volgare il viso della suocera, grasso rosso paffuto, disegnato dalla linea oleosa dei capelli troppo neri per essere naturali; volgare quello del sor Mario, somigliantissimo al viso di sua madre, con gli stessi piccoli occhi azzurri e la bocca semi-aperta ad una respirazione lenta un po’ affannosa; e il volto di Gaspare, tutto roseo e sbarbato sotto la linea