Pagina:Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu/132

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E la mia cameriera, a sua volta, è una bestia di servizio perfetta. Perfetta! — aggiunse l’infelice, beandosi della fortuna che il Signore, dopo tante traversie, forse appunto per ricompensarlo della sua lunga pazienza, della sua remissione, anche del suo nascosto dolore, gli aveva donato.

Con innocente malvagità, poiché sapeva che il suo amico era pur esso schiacciato da una famiglia e una casa disordinatissime, si compiacque di destargli invidia, raccontando le feconde virtù di Rosetta. Aveva anche un bel nome, la industriosa ragazza boschereccia; un nome primaverile: Rosetta Fiorelli; un difetto di pronunzia le impediva di cantare e chiacchierare: celava in corpo un bollente rancore contro gli uomini, scottata dal primo, dal secondo e forse dal terzo dei suoi infidi ricordatissimi innamorati: stirava magnificamente, anche a lucido: sapeva fare i cappelletti, i dolci ravioli; e poi religiosa, in modo che con lei non c’era bisogno di perdere la testa a fare i conti della spesa.

— Basta! — gridò imperiosamente l’amico. — Adesso sei tu che fai la parte della faina. — E si scosse tutto, toccandosi la nuca, come per liberarsi dal nemico.

L’altro rise un’ultima volta: rise tanto, che dovette togliersi i doppi occhiali d’alte