Pagina:Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu/20

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— Ti mettono in gattabuia, — rispondono i compagni a una voce, certi di canzonarlo. Poiché tutto era per loro canzonatura, derisione, anche cattiveria: quella cattiveria particolare in quel periodo dell’adolescenza chiamato l’età ingrata, che in fondo, con tutti i suoi turbini e i suoi splendori, è l’età più felice dell’uomo. Anche le meravigliose frutte esposte con sapienza sui banchi e sulle mensole erano giudicate da loro, per la forma o per il colore o per la posizione, con espressioni beffarde e piccanti: e tutto era buono per provocare risate e commenti salaci.

Non replicò, Giulio, alla minaccia della gattabuia; ma sapeva che poteva vendicarsi, e aspettò il momento con un sincero palpito di gioia.

— E adesso, carissimi amici, vi farò vedere come si può toccare questa roba, senza disturbare la benemerita arma, con le relative manette.

Erano arrivati in fondo alla lunga sala dove, come l’altare in una chiesa, s’innalzava una mensa con trofei di frutta ed anche di fiori ornamentali. In mezzo, su una coppa di cristallo, era deposta una pera gigantesca, di un colore quasi incandescente: e sulla parete un quadro di natura morta a tinte vivaci pareva uno specchio che riflettesse tanto ben di Dio. La folla vi si addensava in-