Pagina:Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu/78

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di vendetta contro lo sciagurato per il quale aveva in realtà dimostrato qualche segno di benevolenza. Mai proposito d’uomo era stato più fermo del suo: di trovare cioè quello che oramai egli considerava come un nemico personale, e ricondurlo vivo o morto nel carcere.


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Vivo o morto: questo era il singulto esasperato del suo cuore, che rispondeva a quello del cuculo nascosto nel bosco. Armato di fucile e di rivoltella, di pugnale, di bastone, e di un nerbo di bue più temibile delle palle stesse, egli percorreva in lungo e in largo tutte le vene dei sentieri che serpeggiavano nei luoghi scoscesi e ombrosi. Belli, d’altronde, erano questi luoghi, allietati dalla primavera inoltrata: gli usignuoli vi cantavano come in tenzone, l’uno più melodioso dell’altro, con un accompagnamento corale di acque correnti; e lungo le fratte le aspre robinie e le miti ginestre, intrecciate in un eguale desiderio d’amore, mescolavano il bianco lunare e il chiarore di sole dei loro fiori.

Di tutto questo nulla importava a Ber-