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formole di cui a tempi nostri si fa quell’abuso che non fecero gli antichi giureconsulti per soprastare al popolo, dicendo Cicerone: hoc (jus) civile quod vocant eatenus exercuerunt, quod populum præstare voluerunt. De legibus. Oggi parimenti la classe curiale si rende necessaria nelle più minime cose essendo impossibile ad altri fuorchè a quelli che ne fanno professione conoscere tutte le regolette che modcrano i negozi.

Ma è verisimile che tutti i popoli avessero le corporazioni d’artigiani come le ebbero i Romani, e che ai capi di quella dei lavoratori dei metalli preziosi fosse dato l’officio di mantenere l’onestà vigilando sopra gli orafi per rattenerli dall’ingannare i compratori. In generale tutti conobbero un po’ meglio di noi quel principio che insegna esser meglio lasciar fare ai privati interessi i quali non sono prosperi se la probità non gli guida; che gl’indigesti volumi delle leggi corrompono, se già non dan segno di corruzione; che soffre più colui che in tutti i negozi della giornata ha duopo del causidico, delle formole, delle regole che non colui che pate in mare. La moltitudine de’ regolamenti pone gli uomini in un labirinto di prammatiche e di pastoie donde non esce senza molti travagli. Gli antichi pertanto sapendo che in ogni arte come in quella dell’orafo, non approda a nulla l’abilità se non va unita a buona fede, lasciarono gli artisti assoluti da regole cancelleresche.

Si trovano ancora anelli, fibule, collane, braccialetti i quali hanno il ripieno di bronzo, di zolfo,