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chio de’ capi dell’orificeria cedette al bollo officiale, che pure in origine differiva dal presente nell’applicazione, perchè lo scopo fiscale e lo scopo morale erano un po’ meglio intesi.

In generale una tassa gravava sopra i lavori di metalli preziosi, ma la sua percezione era affidata o ad un reggente eletto dal governo, o ad un appaltatore, i commessi del quale non si occupavano di altro che di farla pagare esattamente ai contribuenti; allora come adesso la prova del pagamento appariva dall’impronta che si vedeva negli oggetti, ma si differenziava da quello che facevano publica fede della bontà del metallo.


XI.


In Roma, come rilevasi dai bandi pontifici, il bollo fu obligatorio fin dal sedicesimo secolo; ma il danaro che l’offizio del bollo ne cavava serviva di provisione ai bollatori, e l’esecuzione della parte disciplinare era affidata ai consoli del collegio degli orefici e degli argentieri, i quali essendo intendenti dell’arte, nei casi pratici concedevano agli onesti artefici tutto quello ch’era necessario per condurre i lavori. Il modesto offizio del bollo stava in una botteghina nella via del Pellegrino ove erano tutti gli argentieri e gli orefici, molti de’ quali vi stanno ancora coll’antica semplicità! Quando poi quest’offizio del bollo dal collegio passò al governo che lo rese obligatorio sotto l’aspetto della guarentigia publica,