Pagina:Dell'obbedienza del cavallo.pdf/133

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Seconda 105

rimetta il piede in staffa con buona maniera, e si sollevi da terra tanto che il Polledro arrivi a sentir il peso del suo corpo, e vada così a poco a poco assuefacendolo a sentisi montare, star fermo, e scendere di su la staffa; in questo tempo la guida li tenga la testa alta per obbligarlo a star fermo, accarezzandolo con la voce lusinghevole, non solo egli, quanto lo Scozzone fino a tanto che si conosce, che il Polledro sta coll’animo sospeso; dipoi a seconda, che si vede, ch’egli va perdendo l’apprensione, può metterli il ginocchio adagio adagio su la groppa, e di lì tornare a reggersi su la staffa; e se sta fermo, di lì a tornare a metterlo su la groppa, e se si muove egli procuri con star fermo su la staffa di quietarlo con le carezze, e indi metta il piede a terra e lo rimandi in stalla; nè mai pretenda d’esigere obbedienza dal Cavallo tutt’in una volta, ma si contenti d’indurlo al suo volere a poco a poco, guadagnando terreno come si suol dire a palmo a palmo, in specie quando si tratta di difesa di sospetto, che solo la sofferenza e la carezza hanno attività di superare in chi non è capace di raziocinio. Avvezzato che sia a soffrire il ginocchio su la groppa, può il Cozzone francamente di lì entrare in Sella, e dalla Sella rimettere il ginocchio su la groppa, e indi sostenutosi alquanto sopra la staffa, mettere il piede in terra, e con questo metodo togliere ogni


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