Pagina:Dell'oreficeria antica.djvu/22

Da Wikisource.

– 12 –

rapiti dai barbari che venuti cento volte a correre e saccheggiare le nostre terre, cento volte carichi di bottino si ritornarono tra le selve e tra le montagne.


V.


I Cristiani della chiesa primitiva ancora gloriosi e benedetti per la povertà loro, non ebbero modo nè desiderio alcuno di usare ornamenti ed utensili preziosi. Gli altari erano guerniti di terre cotte e di bronzi, il pane Eucaristico e le reliquie spesso eran chiuse nelle bulle di rame; e i pochi gioielli di oro che si trovarono nelle catacombe di Roma, serbando nelle forme somiglianza con quelli del basso impero, sono così privi di ogni arte, che si possono paragonare alle più rozze cose dell’età primigenia. Sopra cotali gioielli erano per ordinario ruvidamente incisi simboli cristiani e forse le teche, gli anelli e le fibule servivano ai fedeli di riconoscimento nei giorni della persecuzione e del pericolo.


VI.


A Bisanzio, nuova capitale dell’impero che da romano si tramutò così a poco a poco in greco-orientale, le arti sofferirono sostanziali cangiamenti, e l’oreficeria, come le altre, perdè i caratteri onde l’avea rivestita la tradizione antichissima italo-greca; ed assunse quelli così diversi provegnenti dalle scuole e dagli stili arabo ed orientale; divenne insomma