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LIBRO SECONDO 109

cito nemico le spalle ebbevi grande sterminio d’uomini, cavalli ed altri giumenti. Magnenzio, privo affatto dì speranza e temendo essere dalle reliquie de’ suoi consegnato al rivale, stabilì, abbandonati que’ luoghi della Pannonia, correre in Italia, ed ivi raccolte nuove truppe ritentare la sorte delle armi. Se non che avuta notizia del Romano parteggiare a pro di Costanzo, o per odio verso alla sua persona, o perchè vulgato si fosse l’evento della battaglia, risolvè passare le Alpi e procurarsi qualche soccorso tra quelle nazioni. Ma poscia inteso che l’avversario mediante splendidissimi dono renduti aveagli nemici i barbari vicini al Reno, ed eragli inoltre chiuso l’accesso alle Galliche genti da parecchi duci bramosi di meritare presso Costanzo, impossibile addivenutogli similmente il passaggio dagli Ispani ai Mauri, cercando pur eglino, federati de’ Romani, guadagnarsi l’imperiale favore, preferì, come il miglior de’ partiti, una volontaria morte ad una turpe salvezza, anzi di propria mano1 levandosi di vita che dal nemico attendere la sua fine.

Magnenzio così terminò la mortale carriera dopo un regno di tre anni e sei mesi. La sua prosapia originava dai barbari e soggiornato avea presso Leti, gallica nazione. Applicossi alle latine lettere, fu audace irridendogli la fortuna, timido nella contraria, ed artefice maraviglioso nel celare per modo la sua connatu-

  1. Non volle morir solo ma, facendo segno della vendetta contro al nemico i suoi, ferì il fratello Desiderio, quantunque non mortalmente. V. Zonara, l. c. T. S.