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LIBRO TERZO 153

nel bollore della battaglia ferito di spada1 vien sopra uno scudo portato nell’augustale, ove giunta la notte a metà del suo corso mandava l’ultimo spiro, lasciando, sua mercè, il Persiano reame quasi agli estremi.

Ignota per anco essendo la morte di lui riuscì al Romano esercito di avvantaggiare per guisa nel conflitto gli avversarj che recò morte a cinquanta potentissimi satrapi e ad innumerevole gente. Addivenuto quindi palese il trapasso dell’augusto e raccoltesi già le truppe vicino alla tenda ove giacea il cadavere, proseguiva tuttavia in parte il conflitto, persistendo parecchi Romani a battagliare e vincere. Alcune Persiane coorti allora sortite dal castello assalito avendo i militi comandati da Ormisda, rinnovossi fiera battaglia, durante la quale uscì di questa vita Antonio2, duce delle palatine legioni, o sia, con Romana favella, maestro degli uffizj. Sallustio a simile caduto da cavallo e sovrastandogli i nemici correa gravissimo rischio di essere trucidato, se una delle sue guardie smontata d’arcione non avessegli porto mezzo di fuggire unitamente a due compagnie solite a circondare l’imperatore e nomate degli scutarj. Del resto non più di sessanta guerrieri, tra quelli che

  1. Da equestre lancia, che perforatagli la cute del braccio ed inoltratasi nelle coste, si tenne all’ima parte del segato. Marcellino.
  2. Mentre da per tutto non altramente vanno le cose, dopo la partenza del comandante lassatosi il corno destro dell’esercito, Tiene ucciso Anatolio, maestro in allora degli offizj. Marcellino, lib. XXV.