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LIBRO QUARTO 179

Il giovinetto imbaldanzito per tali ciance mettesi a frequentare con soverchia cupidigia i cerretani e prestigiatori, seco loro studiando come por mano a così arduo imprendimento. Se non che in questo mentre accusato delle sue trame all’imperatore soggiacque al meritato gastigo. Dopo la costui punigione ebbevi altro fatto di memoria degno. Fortunaziano, prefetto dell’imperial fisco, giudicando reo di sortilegio uno de’ suoi dipendenti, lo condanna alle verghe, e quegli stretto da tormenti appalesa nuovi complici, come a lui noti; il perchè vien trasferito il processo al tribunale di Modesto prefetto del pretorio, avendovi tra’ dinunziati alcuni esenti dalla giurisdizione del primo che proferito avea sentenza. Tornansi dunque a chiamare in giudizio tutti, ed il principe incitato eccessivamente all’ira, prende sospetto di quanti aveanvi celebri nelle filosofiche discipline1, o comunque scienziati, compresivi pur di quegli in onore presso la corte, e rappresentati ora insidiatori. A tale evento non udivansi da ogni banda che pianti e gemiti, essendo piene le carceri d’innocenti vittime, e qua e là vagando quantità di gente superiore alla rimasa nelle cittadi. Oltre di che i guardiani dei prigionieri al capitarne di nuovi protestavansi insufficienti a vegliare il numero de’ già rinchiusi, e paventare, aumentandolo ognor più, e’ non istudiassero nel

  1. Valente non a torto così operava, tale addivenuta essendo in allora la demenza de’ filosofi che reputavano dal voler loro dipendente il tor via un imperatore, ed il metterlo in trono. V. Sozomeno, cap. cit.