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256 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

reselo si tanto spaventevole al senato ed ai cortigiani, che infino dicevano essere per arrivare all’Ellesponto, ove metterebbe ogni cosa in iscompiglio, quando il principe non si degnasse farne le inchieste.

Egli con questi artifizj cercava di occultare ad Arcadio i suoi disegni e compiere, mediante il venire agli accordi con Tribigildo, i proprj desiderj, mordicandolo non tanto il dispregio in cui era tenuto, quanto l’inalzamento di Eutropio ad immenso potere, vedendolo infra de1 consoli annoverato, conservandone assai tempo il nome, e da ultimo ascritto alla onoranza de’ patrizj. Fatti, dond’egli ebbe fuor di misura forti stimoli di usurpare la repubblica, e trovandovisi di già l’anime suo apparecchiato stabilì da prima tendere insidie alla vita d’Eutropio. Al qual uopo, dimorando costui tuttora nella Frigia, mandò all’imperatore dicendo: esser egli scorato dal sublime ingegno di Tribigildo nelle belliche imprese, e cimenterebbesi indarno a vincerne il furore, ovvero a liberare l’Asia dai sovrastanti pericoli, quando e’ non si disponesse ad accordargli la dimandata consegnazione di Eutropio, autore principalissimo di tutti i mali, assoggettandolo pienamente ai voleri di lui.

Arcadio portovi orecchio manda per Eutropio, e, digradatolo, gli dà licenza. Questi corre al tempio dei cristiani, avendo il luogo ricevuto da esso ampio diritto d’asilo. Ma Gaine insistendo che Tribigildo rifiutavasi tuttavia di cessare menomamente dalle sue violenze, quando non si discacciasse lontano Eutropio, fu questi allora, in opposizione della stessa legge concedente il