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LIBRO QUINTO 273

Terminato l’autunno, al cominciar del verno Basso e Filippo eletti furono consoli. Ora l’imperatore Onorio, passata di questa vita molto prima la consorte Maria, addimandava in matrimonio Termanzia sorella di lei. Stelicone mostravasi non favorevole a queste nozze, Serena, al contrario, insisteavi indotta dal seguente motivo: Allorquando Onorio sposò Maria, Serena, costei madre, vedendo la pulzella lunge ancora dall’età maritale nè, potendo risolversi a indugiare le nozze, nè ad esporre la immatura prole alle coniugali funzioni, pensò non avervi altro rimedio salvo quello di fare oltraggio alla natura. Trovata dunque una femmina sapevole di tali faccende, coll’opera di essa riuscì a far convivere la figlia col principe ed a parteciparne il letto nuziale, senza ch’egli volesse o potesse adempiere il fine dal matrimonio proposto. Morta quindi vergine la donzella, Serena, giustamente bramosissima di procurare l’imperiale figliolanza, per tema non venisse meno la sua tragrande autorità studiavasi nell’unire ad Onorio l’altra figlia; ma, conseguito l’intento, la donzella non guari tempo dopo mancò ai vivi, rimasa sterile pur ella non meno della germana.

Un messo quindi capitò a Stelicone coll’annunzio che Alarico partitosi dell’Epiro e superate le strette di ritegno al passaggio dalla Pannonia ai Veneti, erasi steccato vicino ad Emone città posta infra la più alta Pannonia ed il Norico. Qui giova riferire le notizie pertinenti a questa città ed in qual modo avvenissene da principio l’edificazione. È fama che gli Argonauti perseguitati da Eeta afferrassero alle bocche dell’Istro, don-

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