Pagina:Della Nuova Istoria.djvu/363

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nella santa oscurità del sacerdozio. Un real giovinetto, che dovea portar seco l‘ambizione e la speranza della sua nascita, non potea senza indignazione considerare che quel vescovo di Nicomedia postogli ai fianchi da Costanzo, dopo essere stato il principale strumento dell’eccidio della sua famiglia, non tanto assumeva ora l'incarico di fare di lui un campione della Chiesa, quanto una vittima della gelosa ambizione del principe, e nella giusta sua ira non poteva non essere indotto a confondere di leggieri la persona del maestro colla fede che per lui insegnavasi. Nè per avventura gli austeri obblighi d’un candidato, le pie, ma severe pratiche dei digiuni, delle veglie, delle preghiere, a cui veniva sottoposto, o gli ardui precetti di umiltà ed abbiezione cristiana, supremo essi conforto di un animo a Dio chiamalo, ma contro cui spesso avviene che temerariamente ritorcasi chi oppresso dall’ingiustizia aspira a liberarsene, più alti erano a confermare una vacillante volontà, ed a trasfondere in lei quella dolce non comandata persuasione, che solo sembra propria d’un libero spirito ed indipendente (20).

Offerivaglisi d’altra parte il politeismo con false sì, ma tuttavia lusinghiere sembianze. Esso traeva un principio di forza dalla sua stessa debolezza. Naturalmente il nostro spirito a tutto ciò che supera i limiti della sua intelligenza assegna una causa soprannaturale, ma tanto più contenta questa causa la sua vanità, quanto che di cosi mista natura ella sia, che divina pur essendo, affatto però non si sottragga alla sua conoscenza, ma il faccia a così dire assistere e partecipare alla creazione.