Pagina:Della Nuova Istoria.djvu/424

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indifferente, il suo cuore fa inganno alla sua ragione, e l’amicizia viene a strappargli una lagrima all’improvvisa nuova della morte del suo diletto Anatolio, maestro degli ufiftzj. Poco appresso, ai circostanti rivolto, « O » miei amici, die 1 egli, o commilitoni, conoscendo che » ogni dolor vince i deboli, ma tutti cedono a’generosi, i ricevo io la morte come un singoiar benefìzio dagli Dei » concedutomi, onde non, col vivere più a lungo, l’animo » soccombere dovesse sotto il peso di gravi difficoltà, o » sotto quello de’miei proprj errori che la passata miavU » ta disonorassero. Tal vissi, che nè pentimento mi turba, » nè ricordanza mi rimorde di colpa commessa, sia nel» l’oscurità dell’estglio, sia nello splendore del trono. » Riputato questo io avendo un’emanazione celeste, libero » lo ho serbato, siccome spero, da ogni macchia e vitu» perio, la giustizia nella guerra, e la moderazione nei » civili ordini della pace osservando. Che se ai consigli » non sempre l’esito e l’utile corrisposero, ciò avvenne » perchè l’impresa è dell’uomo, l’evento è degli Dei. » Considerando la sicurezza e la felicità de’soggetti come » l’unico scopodi ungiusloe legittimo imperio, distrutto » ho colle azioni del mio regno la licenza e l’abuso del » potere assoluto, funesto corruttore degli Stali e de’co» slumi de’citladini. I miei consigli furono sempre di » pace, voi lo sapete, ma quando la patria m’invitò, quan» d’ella m’accennò le sue offese, io di timore ignaro, e » colla obbedienza di figlio aU’assoluta autorità d’una » madre, lieto corsi al pericolo, e ne sostenni con fortez» za il cimento. Non avrò difficoltà a confessarvi che, gran » tempo è già, m’insegnò la Divinazione che morto mi sa-