Pagina:Della Nuova Istoria.djvu/428

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noi onorevoli documenti nelle molte e pregevoli opere sue.

Le cure della guerra, e le vicende della fortuna non ebbero mai forza di scompagnarlo dagli amati suoi studj. Sia che gli sorridesse la vittoria sotto le mura di Sirmio e di Argentoro, o ch’egli andasse pericolando sotto quelle di Ctesifonte, poichè consumato avea il giorno in nna marcia penosa, od in una difficile battaglia, ritiratosi nella sua tenda, e trascorsa ivi qualche ora in un interrotto riposo, destavasi o per meditar con Platone intorno all’immortalità dell’anima e la natura della Divinità, o per distendere elaborate scritture contro le dottrine della nuova fede, o per assegnare nei Cesari il posto di gloria che occupare debbono nel tempo i suoi antecessori nell’impero. Rapido nel concepire, nel ritenere tenace, nella Contenzione instancabile, il suo spirito era atto a varie ed opposte occupazioni ad un tempo, e la facilità stessa che palesava nell’apprendere, manifestavala altresì nel comunicar col discorso, o nel dettare i concetti. Alcune tra le sue opere, sono il frutto di poche veglie frapposte alle lunghe notti de’ due inverni che passò l’uno a Costantinopoli, l’altro in Antiochia. Una sola notte bastò a produrre l’orazione in Deorum matrem, due quella contro Imperitos cune#, tre giorni per l’altra in Solerti regem, poche notti involate alla viva sollecitudine della guerra persiana bastarono all’opera contro i due Testamenti, e poche ore forse a dettare il Misopogono.

Scorgesi, a noi sembra, nelle opere del nostro autore un vasto ingegno che feconda ogni benchè sterile