Pagina:Della Nuova Istoria.djvu/439

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ccltarla per vera) ma se il rapido allunghi ed il conciso, ed ammetti per reale il possibile, sarai lodato autore nelle note, ma biasimato traduttore del lesto. In fatto, come chi non l’animo ricrea alla vista di un giardino, ma con importuna dottrina rompe e notomizza ogni fiore, cosi egli quivi ad ogni istante s’arresta, non per rilevare la luce d’un pensiero o la grazia d’un’immagine, ma una recondita notizia, ed un remoto significato.

Pieno di grandi promesse viene appresso l’eloquente biografo di Giuliano, e non può non meritarsi la gratitudine del lettore s’cgli, per quanto ci assicura, durò veglie e fatiche grandissime in confrontar codici, sottoporli al vaglio della critica, ristorare o indovinare lezioni, e tanto tempo spese intorno a poche pagine di traduzione, quanto durò il regno del nostro autore (’). A chi prestar fède gli vorrà, il testo di Giuliano risveglia alla memoria il frutto del colpevole ardimento che partorì il tristo mestiere di traduttore. Questa confusione trova egli sopra tutto nel Misopogono) ma contento di riserbare per sè solo le spine onde r.on offrirci che le fronde ed i fiori, sì diligentemente svanir fa ogni traccia de’ suoi studj nella sua versione, che possiamo essere assicurati ch’egli appunto in quella operetta o non gettò mai l’occhio sul greco originale, o il fece assai sbadatamente. Tranne ben pochi passaggi, il testo di Giuliano, così come leggesi nella edizione dello Spanemio, che servì al nostro lavoro, ci sembra anzi a suificienza


(’) Tempo senza dubbio soverchio quando trattasi di tradurre senza diligenza veruna.