Pagina:Della Nuova Istoria.djvu/463

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(ao) E questo pure il sentimento Ji La-Blet. V. De Jul. p. ai, e dì Gi bbon De la dècad. etc., cap. ao.

(ai) Udimmo anche modernamente, ed è nolo essere stata altresì in addietro una questa delle accuse fatte al segretario Fiorentino, rinovellarsi la dottrina che lo spirilo della religione cristiana, possa essere poco propizio a nutrire la fierezza dell’animo ed a sollevarlo all’orgoglio delle armi. Che che ne sia di. ciò, la fede potrebbe, noi crediamo, assai di buon grado consentire ad una accusa che sarebbe appunto luminosissima prova, dove di prove ella avesse d’nopo, della sua santità, se l’esperienza non rendesse manifesto che o falsa è l’accusa, o più veramente che ben pochi leali seguaci abbia la religione. Per altro fu questo in ogni tempo il sentimento dei pagani, ma esso prevalse specialmente nel regno del pio successore di Giuliano, che col trattato di Persia venne a segnare il primo smembramelo dell’impero. Una tale sentenza vuole esprimere altresì Simmaco allorchè nella sopraccitata orazione a Teodosio fa dire a Roma: Vìvam more meo </uia libera sum. Ilio cullus in leges meas orberà redegit, hcec sacra Annibalem a trnenibus, a Capitolio Senoria s repulerunt etc. Sotto Arcadio ed Onorio, figli e successori di Teodosio, l’impero venne a farsi preda dei barbari, e pochi anni appresso a miseramente perire. Se qualche ostinato Gentile ancor rimaneavi, qual funesta c luminosa prova non poteva egli allegare della profezia di Simmaco? Benchè Giuliano avesse con l’armi assicurato l’esterno splendore dell’impero, tuttavia a cagione dell’interne piaghe chcstrnggevanlo egli il riputava nella sua attuale decadenza. Tenea per fermo che lo spirito d’intolleranza, e. le guerre religiose de’ cristiani, tratto avrchbonlo al suo totale disfacimento. Così egli scrive ad Arlabio: che tutto nello stalo perì a cagione de’ Galilei, e domanda agli Alessandrini: t/ual

Prefazione di S. P. alle Op, se. di Giuliano. 8