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LIBRO PRIMO. 33

Allontanatisi gli Sciti perseguitati sempre dai Romani, quelli che sopra navi trasferiti eransi a Creta e Rodi si partirono senza imprendere nulla meritevole di ricordanza. Tutti poi stati essendo incolti dalla moria, gli uni uscirono di vita in Tracia, e gli altri in Macedonia, ed i pochi sopravvissuti o militarono sotto i Romani vessilli, o rinvenuto suolo da coltivare dedicaronsi all’agricoltura.

Dopo che il pestilenzioso morbo cominciato avea parimente a menar strage de’ Romani, estinguendone alto numero in ispecie nell’esercito, Claudio pur egli terminò sua vita, personaggio quanto dir si può ricolmo di virtudi, lasciando gran desiderio di sè presso l’universale.

Fu quindi elevato all’impero Quintillo, germano del defunto, ma vissuto pochi mesi e nulla fatto da tramandarsi alla posterità, vien conferito ad Aureliano il trono. Intorno poi alla morte di Quintillo riferiscono alcuni istoriografi che i suoi affini stessi persuaso avendogli, non a pena divulgatosi il comun voto per l’inalzamento di Aureliano all’impero, di apprestarsi la morte, per cederlo volontariamente a chi avea meriti di gran lunga maggiori, egli v’acconsentisse, e tagliatagli la

    toria, inorgoglitisi di lor prospera fortuna abbandonatasi talmente a raccorre preda, che più non pensavano di poter essere da pochi tormentati. Il di che mentre coll’animo e corpo attendevano al bottino, nella vittoria stessa trucidati furonne quasi due mila da due mila di que’ barbari, i quali testè dati eransi alla fugaTreb. Poll.

Zosimo. Della nuova Istoria. 3