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LIBRO SECONDO 77

Adrianopoli, vi ergeva lo steccato. Licinnio egualmente poneva a campo i suoi da un monte a cavaliere della città insino a stadj dugento là dove il fiume1.... scarica le sue acque nell’Ebro; gli eserciti molti giorni stettersi immobili ne’ loro steccati l’uno di contro all’altro. Costantino allora osservato dove il fiume correa strettissimo si vale dello stratagemma seguente. Commette all’esercito di trasportare legname e legarlo con funi, simulando costruire sopra il fiume un ponte per agevolarne il valico alle sue truppe. Ingannato così il nemico ed asceso un colle da folta boscaglia coperto, quindi agli aguati acconcio, vi occulta cinquemila pedestri arcadori ed ottanta cavalieri2. Fattosi di poi accompagnare da soli dodici militi in sella e trapassato l’Ebro là dove, minore essendo la corrente, facile addiveniva il guadarlo, improvviso cade sopra al nemico; il di che molti soggiacquero a morte, non pochi a furia voltarono le spalle, ed altri per lo terrore della inopinata sorpresa rimasero a bocca aperta, stupiditi del repentino tragetto. Il resto de’ cavalieri intrattanto coll’intero esercito passati liberamente all’opposta riva menarono grande strage di umane vite, portandosene il numero a trenta quattromila, ed al tramonto del sole occuparono il vallo nemico. Licinnio colle poche


  1. Leonclavio opina essere questo fiume il Tenoro, che depone, a non dubitarne, le sue acque nell’Ebro. T. S,
  2. Il Silburgio, sospettando errato il numero, è di parere doversi scrivere ὀκτακόσιους (ottocento) in vece di ὀγδοήκοντα (ottanta).