Pagina:Della Porta - Le commedie II.djvu/386

Da Wikisource.
374 lo astrologo


Pandolfo. Che? sono un granchio o un topo che cerchi per i buchi per trovarmi? Dimmi presto, che buona nuova mi rechi?

Cricca. Vo’ dartela a poco a poco acciò non scemiate per allegrezza. Il vignarolo...

Pandolfo. Che cosa?

Cricca. ... è giá fatto padron della casa; ...

Pandolfo. Oh che allegrezza! parla presto.

Cricca. ... e vi manda a dire...

Pandolfo. Che cosa? non mi far morire.

Cricca. ...che veniate con Eugenio vostro figliuolo, ...

Pandolfo. E poi?

Cricca. ... accioché egli consenta al vostro matrimonio.

Pandolfo. Ben bene! me ne vo ora con Eugenio mio figliuolo.

Cricca. Padrone, voi non mostrate tanta allegrezza quanto io stimava.

Pandolfo. Se ben taccio con la bocca grido con il cuore: l’allegrezza mi ha talmente occupato i sentimenti che non so dove mi sia. Camina, corri, vola!

Cricca. Ho tanto caminato, corso e volato per darvi la buona nuova, che avrei vinto il pallio; ma dove volete che corra, camini e voli?

Pandolfo. Trova Eugenio; e tu, che sai l’umor suo, disponilo ché contenti il voler di Guglielmo.

Cricca. Oh come gli amanti son presti a seguir i loro desidèri!

Pandolfo. Su presto, che fai? mena le mani.

Cricca. Bisogna menar i piedi, non le mani.

Pandolfo. Mi sento venir meno.

Cricca. Vi perdete nella felicitá.

Pandolfo. Pensando che ho da incontrarmi con Artemisia io moro.

Cricca. Che fareste se aveste ad affrontarvi con un toro, se avendo ad affrontarvi con una vacca morite?

Pandolfo. Oimè, l’astrologo ha saputo trovare il felice punto per transformare il vignarolo! E perché cosí fedelmente s’è portato meco, lo farò felice per tutto il tempo della sua vita, cosí