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146 | DELLA CONDIZIONE GIURIDICA |
rano negli opifici, alle loro famiglie e a tutta la classe operaia, tanto numerosa e importante in Francia, e in quasi tutti i paesi inciviliti? Questo problema interessa del pari la moralità privata e pubblica, l'ordine famigliare e l'ordine dello Stato, la salute pubblica e privata, e la propagazione della specie. E poiché quelle conseguenze sono pur troppo dannose e gravissime, quali sono i rimedi possibili nello stato attuale della civiltà, onde, se non toglierle affatto, almeno scemarle ed alleviarle? Tali sono le domande che Jules Simon si propone in questo libro, e a cui risponde colla solita sua esatta cognizione dei fatti, elevatezza di vedute e di aspirazioni, e rara maestria di stile. Delle conchiusioni a cui egli perviene io terrò conto in altra parte della presente opera.
L'Uomo-donna1 è una delle produzioni di Alessandro Dumas, che fecero maggiore impressione nella non piccola cerchia de' suoi lettori, e veramente in essa trovansi compendiate in piccolo volume tante e così forti contraddizioni, quante e quali difficilmente se ne incontrano nei drammi di questo scrittore. Osservazioni profonde e vere vi si leggono di certo, ma l'efficacia delle medesime viene scemata, e la stessa opinione dell'autore intorno alla natura e alla missione sociale della donna diventa diffìcile a raccapezzare di fronte alla impossibilità di mettere d’accordo talune proposizioni con talune altre.
Come accenna il titolo del libro, l'ideale della relazione sociale fra i due sessi è pel Dumas l'androgine di Platone, ottenuta mediante il matrimonio, nel quale soltanto vi è amore, perchè in esso soltanto vi è la stima2: «stato ammirando, sopraterrestre, che solo ha d'uopo della morte per diventare divino»3. — La donna per Dumas è un essere differente dal-