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192 DELLA CONDIZIONE GIURIDICA

seggono1; la mancanza del diritto di voto significa per la donna: ce tu non devi posseder nulla di tuo, né ricevere una conveniente educazione, ne avere alcun diritto sui figli; l'uomo, più forte di te, può correggerti e maltrattarti, e la società ti getta, quando sei vedova, coi tuoi figli privi di soccorso, nel deserto della miseria e dell'abbandono»2. «L'acquisto del diritto di votare sarà per le donne il passaggio del Rubicone, perchè soltanto allora potrà cominciare l'agitazione per quelle grandi riforme, che sono il termine del nostro adoperare»3.

Ma in che cosa consistono queste grandi riforme, non si rileva, lo ripeto, in nessuno degli scritti della signora Dohm. Intanto però, che ella non presenti il più esatto quadro della situazione attuale delle donne, può affermarlo ognuno, anche senza uscir di troppo dalla competenza di storico imparziale, e codesta incapacità dell'autrice di rappresentare il presente come è, fa pure ragionevolmente dubitare chicchessia della fondatezza delle di lei aspettative nello avvenire, o per lo meno autorizza a credere che nel propugnare il suffragio elettorale delle donne ella siasi permesso il non innocente artifizio oratorio di esaltare soverchiamente il fine per giustificare il mezzo.

Come sopra ho avvertito, gli uomini autorevoli, i veri pensatori che trattarono fino ad ora in Germania la quistione femminile, si dimostrarono tutti avversi ad ogni così detta radicale soluzione. Pochi bensì, ma pur vi hanno taluni fra essi, la cui avversione alle nuove dottrine li spinge a pronunziare sentenze non meno acerbe di quelle del Proudhon. Così p. es. il Bogumil Goltz non si perita di dire che dedicandosi alla letteratura e alla scienza, le donne falsano il divino loro istinto, e completano la corruzione del genere umano4. Lo Schopenhauer

  1. Ib., p. 165.
  2. Ib., p. 165.
  3. Ib., p. 167.
  4. Op. cit., ap. Dohm, Der Frauen Natur, ecc., p. 19. — Lo stesso autore