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DELLE DONNE 191

zione delle proprie e speciali attitudini di quel sesso, oggi affatto ignorate, e si venga formando, come essa dice, una classe di umane individualità, il cui valore noi oggi intravediamo appena, una classe di persone adorne di beltà e di grazia, di forza e di intelligenza1. E qui a ragione riflette l'autrice che a torto si vuole imporre alle donne una missione esclusiva, essendo cosa sicura che la esclusività di una occupazione o di un genere qualunque di occupazioni, non meno per gli uomini che per le donne, vuoi nella vita domestica, o nella pubblica, o nella intellettuale e scientifica, svigorisce l'animo e l'ingegno, invece di rafforzarli, e ingenera ristrettezza e fiacchezza di idee e di sentimenti2. Ed è anche buona la osservazione che la poca amabilità del carattere delle donne dedite ad occupazioni generalmente proprie degli uomini, difetto tante volte addotto come argomento contro una maggiore estensione della femminile attività, non è che l'effetto delle difficoltà contro le quali quelle donne hanno dovuto lottare ad ogni passo, per effetto dei pregiudizi della società che le circonda3.

La sola proposta concreta e determinata della signora Dohm è quella dell'ammissione delle donne al politico elettorato. Di questa riforma ella può dirsi veramente la più strenua propugnatrice in Alemagna, e ne fa non soltanto il subbietto principale e predominante de' suoi scritti intorno alla quistione femminile, ma altresì il punto di partenza, il mezzo indispensabile ai giorni nostri affinchè la condizione giuridica femminile venga migliorata secondo giustizia, facendosi noto a tutti e alle donne medesime ciò che queste sono e ciò che valgono, e dissipandosi affatto quei pregiudizi che dominarono e ancora dominano su tale proposito in ogni paese. Le classi, ella dice, sfornite del diritto di voto, sono in balìa di quelle che lo pos-

  1. Ib., p. 56.
  2. Ib., p. 125.
  3. Ib., p. 137.