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appunto perchè è sinceramente ed esclusivamente scientifico. Nella signora Dohm invece la polemica contro le comuni opinioni intorno alla natura femminile è manifestamente ispirata in gran parte da un sentimento, strano a dir vero, ma pure non infrequente fra le donne letterate contemporanee, di gelosia e di astio contro il sesso maschile; e appunto la consapevolezza di tal movente spinse l'autrice, in un momento di resipiscenza, ad aggiungere alla sua tesi la riserva suddetta, senza accorgersi che questa gettava il dubbio su quella, con cui non si può in nessun modo conciliare. Né meno evidente è la contraddizione fra la pittura che fa l'autrice delle condizioni di fatto in cui versano da secoli le donne, e quell’altro suo dettato che «nessun essere organico, e quindi neppure la donna, può a lungo mantenersi in una sfera di esistenza contraria alla sua natura»1. Qualche malizioso potrebbe forse essere tentato di citare anche questi passi della signora Dohm in appoggio delle vecchie censure intorno al modo di ragionare delle donne. Corrispondentemente a così fatte premesse, le idee della signora Dohm intorno alla concreta missione sociale ed alla condizione giuridica della donna, sono assai poco determinate. Per la maggior parte sono idee negative, le quali si compendiano nello stigmatizzare gli odierni ordinamenti sociali, pei quali la vantata unità dell'uomo e della donna si risolve nel personificare quella unità nell'uomo, riducendo la donna ad ombra e caricaturo, di questo2, e attribuendo diritti all'uomo solo, e alla donna doveri, di guisa che regna dappertutto la violenza in luogo e coll'apparenza del diritto3. Essa vuole bensì che tutti quanti gli uffici e professioni in cui il sesso femminile può in qualche modo provarsi, gli siano aperte, affinchè da tante e così svariate prove emerga una chiara e sicura cogni-

  1. Ib., p. 50.
  2. Ib., p. 142.
  3. Ib., p. 162.