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DELLE DONNE 207

mano costume pel connubio del vero e del buono col bello, di cui la donna è la più perfetta rappresentazione. E di tal modo di sentire e di apprezzare il bello femminile, per cui non si disgiunge il concetto di questo da quello della femminile nobiltà, fu naturale conseguenza quel sentimento universale di stima e di rispetto per le donne, quella comune opinione della perfetta eguaglianza di civile dignità fra i due sessi, che sono fra le più evidenti, e più antiche e più costanti caratteristiche della civiltà italiana.

I monumenti della nostra letteratura, a cominciare dai più antichi, offrono testimonianza ben chiara, e non interrotta di cotali tradizioni. Per verità non tutte le parti d'Italia risplendettero sempre della medesima luce di civiltà, né da quel punto di vista, ne da nessun altro; ben si può dire però, che la Toscana, madre e altrice precipua della civiltà italiana, fu in ogni tempo il paese gentile per eccellenza, nei sentimenti prima ancora che nella favella e nei modi, e in nessun sentimento, più gentile che nell'amor delle donne, e nel conseguente loro rispetto nella vita privata e pubblica. Prima che il cantore di Beatrice e quello di Laura idealizzassero, ognuno a modo suo, le donne da loro predilette, altri non pochi poeti toscani, di minor fama, si erano pur saputi ispirare alla nobiltà del sesso femminile, o della femminile bellezza. Da questo punto di vista le personificazioni di Beatrice e di Laura non destavano nei secoli XIII e XIV in Italia nessuna sorpresa; esse erano soltanto più splendide manifestazioni di una tendenza già propria del pensiero e della letteratura nazionale. Nella stessa guisa in cui anche dopo il Petrarca il lirismo amoroso rimase un genere letterario popolare in Italia fino ai nostri giorni, specialmente in Toscana, dove gli autori, il più delle volte ignoti, di stornelli e di rispetti, sono più veramente, ma inconsapevolmente, petrarcheschi di molti poeti dei secoli andati, che la storia letteraria distingue con quel nome, per essersi proposti