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DELLE DONNE 225


Da tali premesse, e parlo propriamente di quelle consistenti nell'analisi comparativa delle facoltà intellettuali e morali dell'uomo e della donna, le conchiusioni non sogliono essere le medesime che si erano prima inferite da quei bizzarri preconcetti filosofici e fisiologici, di cui dissi poc'anzi. Venuti sul terreno dei fatti storici e della comune esperienza, gli scrittori e le scrittrici di cui parlo, non affermano più tanto ricisamente la superiorità femminile, anziché l'ugual valore intellettuale e morale dei due sessi; taluno si accontenta espressamente di questa conchiusione1, ma anche coloro i quali non osano temperare in questa guisa il precedente loro entusiasmo, in realtà però non pretendono di più, specialmente per ciò che riguarda le doti intellettuali che furono sempre il punto vitale della quistione. Si può dire che il fine precipuo a cui hanno mirato codesti scrittori e scrittrici è stato propriamente quello di sradicare affatto dagli animi culti e gentili ogni idea di naturale inferiorità sia fisica2, sia morale della donna, e di conseguente soggezione servile di questa all'uomo3. Sarebbe un errore il voler ritrovare in questo periodo della letteratura ita-

    donne nelle attrattive esteriori, notando che queste hanno contribuito non poco ad ingentilire rumano costume.

  1. Filogenio, p. 106, e Romei, op. cit.
  2. Nel fatto della generazione il Domenichi (c. 21, 44) niega essere la donna meno operativa, o meno nobilmente, dell'uomo, come le tante volte fu detto e ripetuto dagli antichi ed anche dai moderni. Adduce fra gli altri argomenti la maggior somiglianza dei figli alla madre. La pretesa inferiorità fisica della donna viene scartata da tutti i citati scrittori cogli esempi delle donne guerriere; il Domenichi afferma che il fisico della donna è in generale più sano di quello dell'uomo (c. 97), e fra le altre ragioni adduce il minor numero di pigmei e di mostri fra le donne che fra gli uomini (c. 96).
  3. Il Bronzino rammenta che dal racconto della Genesi appare essere stata la femminile soggezione una pena venuta dopo il primo fallo (g. 2a, p. 8). — Il Bruni passa in rassegna tutte le giuridiche incapacità della donna, e le spiega con ragioni o di pubblica convenienza, o di femminile decoro. Del resto egli soggiunge che le relative leggi furono fatte dagli uomini soli, epperò a questi soli possono far torto, se ingiuste. Ciò che egli censura aspramente nel costume dei suoi tempi, è la tirannia dei padri e dei fratelli che impongono i mariti alle figlie e sorelle.
Gabba — 15