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DELLE DONNE 259


Quale sia, a giudizio della Ferrucci, la missione sociale della donna, dopo le suesposte premesse ognuno se lo figura facilmente. E falso per lei che la donna non abbia avuto finora nella società civile il vero suo posto, e che da questo lato si debbano immaginare e tentare cose affatto nuove1. «A che tende, ella dice, la promessa di emancipare le donne? Siamo noi forse ai tempi di Grecia e di Roma antica? Non ci ha emancipate il Vangelo, nel quale è scritto avere dignità eguale gli esseri tutti dotati di libertà e di ragione? Non serve, ma compagne dell'uomo certo noi siamo. A lui si appartiene di attendere ai pubblici ed ai privati negozi; a noi di reggere la casa, di mantenerla ordinata e lieta, di dar allo Stato buoni ed utili cittadini nei nostri figli»2. Gli uffici dell'uomo sono quindi, a giudizio dell'autrice, superiori a quelli della donna, «per la grandezza, la estensione e la durata dei loro effetti»3; «le rare e forti virtù sono in ispecial modo proprie dell'uomo, la bontà delle donne»4. La donna è, a suo giudizio, per natura, non che per legge e per forza di consuetudine, «sottoposta al giusto imperio dell'uomo, avendo in troppe cose bisogno della difesa e del soccorso di questo»5, e siffatta soggezione è fonte di «ineffabile dolcezza»6. Conseguentemente nel matrimonio, che è la principale destinazione della donna, l'autrice afferma che «la volontà e il cuore della moglie devono essere intieramente congiunti alla volontà e al cuore del marito, e che la

    «Chiunque ha esaminato le qualità proprie della donna sa essere ella per natura portata alla fiducia e all'amore; e tanto grande essere in lei il bisogno di amare con ardore e con fede, che quantunque spesso le avvenga di venire ingannata e nella sua speranza delusa, non mai per ciò si rimane dal credere e dall'amare» (Educ. mor., p. 100).

  1. Educ. mor., p. 309.
  2. Prefazione agli Studi delle donne italiane, p. VII.
  3. Educ. mor., p. 173.
  4. Ib., p. 372.
  5. Educ. intell., vol. II, p. 112.
  6. Educ. mor., p. 9.