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46 DELLA CONDIZIONE GIURIDICA

nate bensì ai canoni fondamentali ed ai fini propri delle credenze e del vivere cristiano. E fu appunto quel pratico apostolato, che insieme al teologico, ma più di quest'ultimo, diede agli animi una scossa ed una ispirazione bastevoli a rinnovare interiormente il genere umano, e costituì le condizioni più vitali della nuova civiltà. Che anzi, se io non m'inganno, una delle ragioni che più contribuirono alla diffusione del cristianesimo nel mondo romano, fu appunto quel suo rispondere ad un bisogno comune agli animi nobili, alle elette intelligenze, di uscir fuori dalla bassa e ristretta cerchia delle dottrine morali e civili del paganesimo, per sollevarsi nelle più alte regioni dell'ideale, e desumerne nuove e feconde aspirazioni. In altri termini, il Cristianesimo, coll'altezza dei principii in cui nome fu predicato in mezzo alla decrepita civiltà romana, rispondeva appieno al bisogno speculativo di popoli colti, ma stremati di convinzioni e di fede.

Uno dei temi più frequentemente e più nobilmente trattati dai primi filosofi del cristianesimo, fu la dignità del sesso femminile e la sua missione sociale.

In questo argomento invero, la grandissima distanza dalle idee etiche e civili del paganesimo a quelle del cristianesimo, la grande superiorità delle seconde sulle prime, si erano palesate prima e più che in qualunque altro. La nuova religione annunciavasi emancipatrice della donna dalla tirannia del senso, Ionie prima di tutte le ingiustizie individuali e sociali, onde ella fu vittima in ogni tempo. Quella purità di costumi di cui il Cristianesimo seppe infervorare tanta parte della società pagana, stanca della sua propria corruttela, veniva rappresentata principalmente come virtù e missione delle donne. E queste non solamente venivano associate all'apostolato della nuova morale e delle nuove credenze nel seno della famiglia, ma prendevano parte altresì all'aperta lotta della società nuova collo Stato pagano, e dividevano cogli uomini il governo della chiesa, i