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DELLE DONNE | 91 |
La Sorcière, La Femme. Il prestigio dello stile, la novità di alcune dottrine, procacciarono a questi scritti un singolare successo, quantunque le obbiezioni e le confutazioni non siano mancate, e in generale si possa dire che le donne non abbiano troppo apprezzato i servigi di quel sincero loro amico.
Nessuno è più compreso del Michelet dei gravi danni morali che vengono alle donne ed alla società dalla inferiorità della odierna educazione femminile confrontata colla maschile. Di lui è la frase che oramai «i due sessi non hanno più idee comuni»1, e nessuno più sinceramente di lui deplora i pericoli morali di cui le donne sono ai giorni nostri circondate per effetto della miseria e di false posizioni sociali2. Nulla più gli ripugna del concetto della inferiorità femminile; l'uomo e la donna sono per lui, come già per Platone, due esseri incompleti e relativi, due metà di un tutto. L'intelligenza femminile è per lui non solo ricettiva, come vorrebbe il Proudhon, ma produttiva altresì, per mezzo della sua influenza sull'intelligenza maschile, e tanto nell'ordine ideale quanto nel reale. E non solo è produttiva la donna, ma è anche una mirabile armonia morale, un altare in pari tempo e una scuola3, ed offre eziandio una maggior varietà di tipi morali e intellettuali4, ed a certi studi e occupazioni che gli uomini totalmente o quasi del tutto usurpano per sé, è da natura più idonea dell'uomo. L'attitudine speciale delle donne alla medicina viene infatti con speciale calore propugnata dal Michelet5. La santità del matrimonio, le impareggiabili virtù delle madri di famiglia, i grandi meriti che le donne acquistano in tal ministero di fronte alla società, non furono mai posti in onore