Pagina:Della congiura di Catilina.djvu/34

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della congiura di catilina 31

il tempo richiedeano, domanda all’adunato Senato, qual esser debba il destino dei prigionieri. I Padri poc’anzi a pluralità giudicati gli aveano nemici della Repubblica. Decimo Giunio Silano, allora Console eletto, interpellato primo del parer suo, giudicò doversi punir di morte, non solo i di già carcerati, ma anche Lucio Cassio, Publio Furio, Publio Umbreno, e Quinto Annio, potendoli aver nelle mani. Ma Silano, mosso dappoi dall’orazione di Cesare, disse che aderirebbe al parere di Tiberio Nerone, di rinforzar le lor guardie, e di esaminar meglio la cosa. Ma toccato a Cesare il dire, richiesto dal Console, in questa sentenza parlò.


LI


«A chi dee le incerte cose giudicare conviensi, o Padri Coscritti, non meno d’amore e di pietà scevro essere, che d’odio e di sdegno. Facile non è, ostando cotali passioni, il discernere il vero: nè alcuno mai ad un tempo serviva alle sue voglie ed al retto. Umano senno non vale, se non quanto dalle passioni disciolto, ad esse comanda. Lungo a narrarvi sarebbe, o Padri Coscritti, quanti Re, quanti popoli dall’ira o dalla pietade sospinti, sconsigliatamente operassero: giovami bensì rammentare, qual argine i maggiori nostri alle passioni dell’animo opponessero. Nella guerra Macedonica contra Perseo, Rodi, città grande, magnifica, e pe’ Romani ajuti cresciuta potente, fu nondimeno a Roma infedele e nemica. Finita la guerra, sovra i Rodiani deliberavasi: ma i nostri maggiori li lasciavano impuniti; temendo che il far loro guerra maggiormente non si ascrivesse a voglia di predarli che di punirli. Così, nelle Puniche guerre, facendo i Cartaginesi or della pace, or della tregua, velo a mille iniquità; i Romani, benchè il potessero, mai non rendevan loro ingiuria per ingiuria, più che al diritto di nuocer altrui, alla propria dignità riguardando. Oggi pure, o Padri Coscritti, a voi spetta il far sì che appo voi le scelleratezze di Lentulo e de’ suoi, al vostro decoro non prevalgano, nè alla fama vostra lo sdegno. Se ai loro delitti v’ha pari una pena, la disusata severità loderò; ma, se ogni più ingegnoso martiro dalla loro scelleraggine vinto rimane, le pene prescelgansi dalla legge ordinate. Già ho con eloquenza magnifica udito in questo Senato da alcuni compiangere lo stato di Roma; le crudeltà della guerra ad una ad una ritrarre; le rapite vergini annoverare, i fanciulli strappati ai parenti, le madri in balìa dei vincitori; le case depredate ed i templi; le uccisioni, gl’incendj; e quant’altro ai vinti inter-