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Pagina:Della consolazione della filosofia.djvu/100

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addentro sedia si ripone e nasconde, e di fuori da una certa fermezza del legno è difeso? L'ultima è la scorza, la quale, come quella che può sostenere il male, s'oppone, a guisa d'un difenditore gagliardissimo, contra l'intemperanza del cielo. Ma quanta è oggimai la diligenza della natura a fare che tutte di seme, che in loro è abbondantissimo e in molti doppii moltiplicato, nascano e si distendano? le quali tutte cose chi non sa che sono come alcune macchine e stromenti da farle non solo a tempo durare, ma bastare ancora di generazione in generazione, quasi in perpetuo? Quelle cose ancora, le quali sono credute mancar di anima, non desiderano elleno per somigliante ragione quello che a lei si conviene ciascuna? perciocchè per qual cagione porta la leggerezza le fiamme in su, e il peso spigne la terra e l'abbassa ingiuso, se non perchè a ciascuno di loro cotali luoghi e movimenti si convengono? E non è dubbio, che quello che si confà ad alcuna cosa, e le è convenevole, la conserva, siccome la corrompono quelle cose che nemiche le sono. Ecco ancora, che quelle cose le quali sono dure, come le pietre, stanno ristrette e fermissimamente appiccate alle parti loro, e che niuno possa di leggieri spartirle fanno ogni cosa. Ma quelle che sono liquide, come l'aria e l'acqua, si lasciano bene agevolmente dividere, ma tosto ritornano poi a quelle cose onde furono divise, eccetto il fuoco, il quale in niun modo patisce d'essere diviso. Nè noi parliamo al presente dei movimenti volontarii dell'anima, che conosce; ma trattiamo della intenzione naturale, come è