o sono in possessione di virtù, o sono in via per andarvi, o sono per acquistarla e conseguirla, ciascuna fortuna, qualunque sia, è buona; a di coloro i quali stanno nella malizia e malvagità, pessima. Questo, dissi io, è vero, sebbene nessuno osasse di confessarlo. Laonde, disse, così non debbe uno uomo savio aver per male qualunque volta egli è chiamato a combattere colla fortuna, come non è ragionevole che un forte si sdegni ogni volta che, movendosi guerra, si dà ne’ tamburi, perchè all’uno e l’altro di costoro la difficoltà e malagevolezza stessa è a costui di spargere e dilatare la gloria, a colui di confermare e rassodare la sapienza, materia e cagione, e tanto più che la virtù fu così da’ Latini chiamata; perchè ella, fondata sopra le sue forze medesime, non si lascia vincere nè soperchiare dalle cose avverse; nè voi, che nel cammino siete della virtù, veniste per cascare di lezii e marcire nelle morbidezze e ne’ piaceri, ma con ogni fortuna dovete star sempre ferocemente alle mani. Acciocchè nè la trista v’abbatta, nè la buona vi corrompa, pigliate il mezzo, e tenetelo gagliardissimamente; perciocchè tutto quello, il quale o sta di sotto il mezzo o trapassa di sopra, ha il dispregio delle virtù, e non ha il guiderdone della fatica; perchè a voi sta e nella mano vostra è posta quella fortuna farvi, la quale più v’aggrada: conciosiachè ciascuna fortuna, la quale pare aspra, se ella non esercita o non corregge, punisce.