Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
148 |
LE RIME SETTIME E ULTIME.
Cinque e cinque anni guerreggiando Atride,
La moglie tolta a Menelao suo frate
Vendicò, presa e disolata Troja.
Questi, per muover già le greche armate,
5Compra i venti col sangue in Aulíde;
E padre vuol che la sua figlia muoja.
Ulisse il saggio con estrema noja
Pianse la morte de’ compagni cari,
Che Polifemo con brama empia e rea
10Nel largo ventre divorati avea;
Ma ben tornò gli amari
Pianti a Ulisse in riso, e ’n giuoco il duolo,
Privo dell’occhio, ch’egli aveva, solo.
Ercole ancor dure fatiche fêro
15Conto e famoso al mondo: egli i superbi
Centauri domò; l’altere spoglie
Tolse al leon, che in disusati acerbi
Modi il bosco neméo struggeva fero;
Ei con quell’arco, che sì dritto coglie,
20Diede alle sozze Arpíe l’ultime doglie;
Egli al dragon, che desto gli guardava,
Colla stanca più grave, ove ei s’avvolse,
La mazza, i pomi d’oro a forza tolse;
E Cerber, che abbajava
25Con tre bocche all’entrar, che non passasse,
Con tre catene dell’inferno trasse.
Egli il feroce inuman Dïomede
A’ suoi cavalli stessi in cibo pose;
Ei l’Idra e ’l suo velen col fuoco estinse;
30Tronco d’un corno, sotto l’onde ascose
La sua fronte Acheloo, tal duol gli diede;
Egli Antéo nella Libia in aere strinse,
E così l’abbattè premendo e vinse,