Pagina:Della consolazione della filosofia.djvu/180

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portata, prigione in Pavìa, e aspettando di essere, come poi fu, con grandissimo biasimo di Teodorico re de’ Goti, uomo per altro eccellentissimo, e infinito danno di tutto il mondo, dicollato, compose e intitolò Della consolazione della filosofia, la quale io per comandamento di V. E. I. ho dal favellare romano nel fiorentino idioma trasportata, traslatando, sì come spressamente imposto mi fu, le prose in parlare sciolto, e le varie maniere di versi in diverse varietà di rime. La qual cosa quanto malagevole sia a chi il nome del buono interprete conseguir desidera, coloro soli il conoscono, i quali in somiglianti esercizii o si sono infin qui provati, o si proveranno per l’avvenire; nè questo dico per me stesso difendere, il quale di questa traduzione altra gloria nè altro contento non aspetto, che l’avere prontissimamente a’ comandamenti di V. E. e con non minore fede che diligenza ubbidito: perciocchè, quando in me fossero tutte l’altre cose sommissime, che niuna ve n'ha, la quale assai meno che mediocre non sia, la cortezza del tempo è tale stata, che posso con verità dire, che molti stati sono di quei giorni, ne’ quali (per tacere delle prose, dove ho molto più di fatica, che