Pagina:Della consolazione della filosofia.djvu/98

Da Wikisource.
98

fra le cose desiderevoli? Abbiamo, risposi, nè se ne può in modo alcuno dubitare. Quelle cose dunque, disse, le quali, quando sono discordanti, non sono beni, ma quando ad essere una sola cominciato hanno, sono beni, non divengono elleno beni mediante l'acquistamento dell'unità? Così pare, risposi. Tutto quello che è bene, concedi tu, disse, che sia bene per participazione di bene, o no? Concedolo, risposi. Conviene dunque che tu concedi, disse, per somigliante ragione, che l'uno e il bene siano una cosa stessa, perciocchè la sostanza di quelle cose, l'effetto delle quali non è naturalmente diverso, è la medesima. Nol posso negare, risposi. Sai tu dunque, disse, che ogni cosa che è, tanto dura e ha l'essere, quanto ella è una, e che ella, tosto che fornisce d'essere una, fornisce ancora d'essere, morendo e risolvendosi? In che modo? risposi. Come negli animali, disse, quando l'anima e il corpo si congiungono in uno o durano insieme, questo si chiama animale; ma quando questa unità per dispartimento e separazione dell'uno e dell'altro si scioglie e divide, chiaro è che egli muore, e non è più animale: esso corpo ancora, mentre che dura d'essere una forma sola mediante la congiunzione delle membra, vi si vede la spezie umana; ma se le parti disgiuntesi e separatesi l'una dall'altra avranno guasta e disfatta l'unità, egli non è più quello che era. E nel medesimo modo a chi andrà discorrendo una per una tutte le cose, si farà manifesto senza alcun dubbio che ciascuna cosa tanto ha l'essere, quanto ella è una; ma quando ella manca, e si rimane d'essere una,