Pagina:Della fortuna di Dante nel secolo XVI Barbi, 1890.djvu/19

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- 5 — te, uditori (esclamava in un’orazione il Salviati), che è quello stupore e quel miracolo, che noi tutti vedemo „ (^). Straordinaria è quindi l’ammirazione che dimostrano i fiorentini per il loro gran concittadino: che dico ammirazione? È entusiasmo, adorazione. "Santistissimo e raro uomo „ lo chiama il Gelli (2): ^’ simil uom né maggior non nacque mai „ afferma di lui Michelangelo (^;: "certo unico si può dire quest’uomo e miracolo della natura „ conferma il Borghini (*); ond’è che Bastiano de’ Rossi a ricordare Dante tra gli scrittori del volgare fiorentino, teme " d’abbassarlo oltre al convenevole e mescolarlo tra gli uomini „ {^). Né sono i fiorentini soli che cosi entusiasticamente di lui parlano: che pure il Tasso ha ritegno del far discendere in certi paragoni la Commedia " per la sua divinità „ (*^). Chi volesse ricercare quali meriti riconosciuti in Dante fossero causa di questi entusiasmi, troverebbe tre essere stati principalmente: l’eccellenza sua nella poesia, la dottrina meravigliosa, che aveva in sé acblioteca Nazionale di Firenze tra le «Schede sopra l’Opera del Borghino» ( busta 11^. Le parole citate sono nel discorso n.*^ Xlll mandato al Mei con lettera dei 13 di luglio del 1566. (*) // primo libro delle orazioni; Firenze, Giunti, 1575; p. 33. (2) Gelli, Letture, I, 20. (■*) Nel Sonetto: «Quanto dirne si dee non si può dire». (■*) Suoi autografi della Nazionale di Firenze; X, 116, f. 23 a. (^) Lettera a Flaminio Mannelli. Tasso, Opere; Pisa, Caparro, 1824; X, 120. (^) Tasso, Lettere ( edizione Guasti ); I, 20