Pagina:Della fortuna di Dante nel secolo XVI Barbi, 1890.djvu/27

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- 13 — " la grazia, la soavità;, la vaghezza, la dolcezza „; ma mentre trovava molte delle composizioni di Dante esser •* gravi senza piacevolezza», affermava Tuna e l’altra di queste parti avere il Petrarca empito maravigliosamente, in maniera eh; scegliere non si potesse " in quale delle due egli fosse maggior maestro „ C^). Perciò quando pur s’accettasse che i giudizi del Bembo non riguardino se non la forma di alcuni (qualche cosa più che alcuni bisognerebbe ad ogni modo dire) {^) e vocaboli e frasi, non sarebbe da approvare r opinione del Gian, perché la grazia e la raffinatezza in gran parte esteriore del Petrarca bastò a quel grammatico per proclamarlo il primo poeta della nostra lingua. E ancor più audace in accusar Dante che negli scritti sembra essere stato il Bembo nelle amichevoli conversazioni. Del che è prova un periodo di una lettera scritta dallo Speroni nel Maggio del 1581: " Finito questo negozio*, se ozio alcuno ci avanzare, vediamo un poco, se il nostro Dante, il quale fu sommo virgiliano, come egli dice, è degno d’esser letto*^ come fu già. ^Itra volta, o se è nulla, siccome il Bembo soleva e) Opere, II, 71 sg. (2) «Affine di poter di qualunque cosa scrivere, che ad animo gli «veniva, quantunque poco acconcia e malagevole a caper nel verso, egli «molto spesso ora le latine voci, ora le straniere, che non sono state «dalla Toscana ricevute, ora le vecchie del tutto e tralasciate, ora le «non usate e rozze, ora le immonde e brutte, ora le durissime usando; «e all’incontro le pure e gentili alcuna volta mutando e guastando e «talora, senza alcuna scelta o regola, da sé formandone e fingendone, «ha in maniera operato che si può la sua Commedia giustamente rasso