Pagina:Della fortuna di Dante nel secolo XVI Barbi, 1890.djvu/54

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— 40 nella copia, di mano dì Bellisario Bulgarini; la quale servi per la stampa (^); donde appare doversi esse alla trascrizione di un senese, e vana quindi la ragione, su cui fa fondamento Apostolo Zeno. Ma non sfuggi la possibilità di questa obbiezione al grande erudito veneto; se non che vide un riparo in ciò, che il Bulgarini " nella lettera ai lettori da lui premessa a quel Discorso protesta onoratamente di presentarlo al pubblico quale gli pervenne alle mani scritto a penna, senza niente alterarlo, pur nelV ortografia, non che in verun de’ sentimenti „. E f u cosi infatti: il Bulgarini faceva stampare nel 1608 tale e quale la copia, di cui si era servito fino allora nelle sue controversie. Ma chi può reputare inamissibile che qualche senesismo vi fosse entrato inavvedutamente, allorquando fece quella copia? Né solo questo è da ammettere, ma essendo il Discorso andato tanti anni per le mani dei letterati d’Italia e avendo sofferto quindi qualche guasto, come le copie che ci rimangono, dimostrano; chi può escludere assolutamente che da altri o anche dallo stesso Bulgarini, prima che dichiarasse il proposito di mandar fuori quella scrittura senza neppur variare l’ortografia, si facesse qualche correzione al testo da cui traevan copia? Questo anzi risulta evidente nel codice senese C, X, 4, che può ben essere appartenuto al Bulgarini, dove in margine alla copia, che è assai scorretta, sono notate parecchie varianti, alcune delle quali si trovano anche nella stampa. Come poi, senza (0 Codice senese H, VII, 19,