Pagina:Della fortuna di Dante nel secolo XVI Barbi, 1890.djvu/53

Da Wikisource.

— Botro tutti coloro che dalle censure contenutevi presero a difendere Dante. Il principal fondamento della sua opinione fu V aver notato che V opuscolo del Castravilla è scritto con lingua e dettatura senese. " Le frequenti voci di quel dialetto (scriveva), delle quali è sparso, danno a divedere l’autor suo per sanese più tosto che per fiorentino o lombardo o d’altro luogo d’Italia. Esso non occupa nella stampa più che undici pagine; e pur vi ho osservato per entro i seguenti sanesismi, e ivi forse ne saranno degli altri, quando più minutamente e da persona più pratica o nazionale vi si usasse attenzione: trovavo, più assorda (per assurda) concesso, gattivo, aviamo, donque, provarò, nominarò, restarebbe, operaranno, apponto, erumpino, puole, responderò, pfMsassemo, abbino, parlerò, fero (per fecero) indegnità ec.„ (^). Ma oltre che non tutte le parole ricordate possono dirsi senesismi^ contro questo argomento fu già notato, che essi non si trovano in una copia manoscritta del Discorso conservata in un codice miscellaneo marciano (^): altre ricerche m’hanno fatto certo che non hanno voci proprie del dialetto senese neppure dieci copie da me vedute, nove nelle biblioteche fiorentine {^ ed una nella Vaticana (^). Si trovano invece (’) Per questo ed altri argomenti che riferirò più sotto vedasi la Biblioteca cit. a pp. 343 sg. (*) Serassi, Yita di Jacopo Mazzoni; Roma, 1790; p. 19, (^) Tre copie del discorso si trovano tra gli autografi del Borghini nella miscellanea I e nel quaderno X, 103, e, pur nella Nazionale, due copie sono nel codice II, IV, 273 e una copia in ciascuno dei manoscritti segnati IX, 125; VI, 242; II, III, 384; e nel riccardiano 2237. (*) Codice 6528.