Pagina:Della fortuna di Dante nel secolo XVI Barbi, 1890.djvu/60

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- 46 dine seguito dal Bulgarini doveva essere ed e quello tenuto dal Mazzoni nel ribattere ordinatamente gli argomenti del Castravilla, non mostra forse il senese diversa opinione circa la lingua volgare (^), e non accenna egli stesso nelle Risposte al Zoppio alcune non lievi discrepanze di giudizi intorno a Dante fra lui e il Castravilla? (2). Leggendo poi tutto il carteggio che il Bulgarini tenne con gli amici e letterati d’Italia e che conservasi inedito nella Comunale di Siena, la convinzione che il Discorso del Castravilla non è opera del polemista senese cresce e s’afforza. Pare impossibile che fra tanti amici non avesse uno a cui confidare il secreto, quand’anche avesse voluto nel più tenace modo conservarlo: pare impossibile che egli abbia sempre finto tutto a tutti, e che si debba sospettare la menzogna, anche quando per incidenza tocca di cose, che han tutta la possibilità d’esser vere. Scrivendo a Giulio Mancini, ricorda che il fratello di lui Deifebo gli fece conoscere il Discorso del Castravilla {^); ad Adriano Politi, che gli ha scritto essere stata a Roma reputata imperfezione gravissima il non avere stampato insieme con le Considerazioni il Discorso del Castravilla e le risposte del Mazzoni, risponde che ciò non poteva né doveva fare, non essendo lecito stampare le opere altrui senza permesso degli autori „ (*j; ricevendo da Raffaello Gualterotti la falsa notizia, es(*) Cfr. Difese cit, p. 75, e Castravilla, Discorso, ediz. cit., p.206. e; pp. 212 sg. (’) Documento III. (*) DoCUMEiNTO IV.