Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 1.djvu/34

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20 PROLEGOMENI

lungo catalogo che dello opere sue compilò Diogene Laerzio (116), questo filosofo non iscrisse nulla di peculiare intorno alla geografia; ma in diverse parti degli scritti che di lui ci sono pervenuti trovansi sparse alcune poche osservazioni geografiche. Dimostra la figura sferica della terra, contra quanti la reputavano schiacciata, ed accetta l’opinione di certi astronomi, secondo i quali la periferia della terra era di 400,000 stadj (117). Il mar Caspio rettamente stima diviso e dall’Oceano o dal Mediterraneo (118), e non già golfo dell’Oceano, come stimavanlo molti dopo di lui. Ma circa l’Islro aveva egli la comune erronea opinione del tempo suo, cioè che si dividesse in due rami, de 1 quali l’uno scaricavasi nel Ponto, e l’altro nell’adriaco mare (119).

Più proprio alla geografia che non Aristotele è il discepolo suo Dicearco. L’opera sua intitolata, Vita dell’Ellade, e divisa in tre libri, egli dedicò al suo condiscepolo ed amico Teofrasto. Ma di quest’opera non ci è rimasta se non piccola reliquia scritta in versi iambici, qua e là di prosa interrotti o dallo stesso Diccarco, o da tal altro di posteriore età. E forse da lui trassero esempio quei Francesi, i quali scrissero viaggi scherzosi in discorso misto di versi e prosa. L’epigrafe Vita dell’Ellade è probabile che fosse suggerita dall’indole stessa del componimento, perciocché Dicearco non si limita alla geografia delle greche città, ma descrive e la vita e i costumi degli abitanti, ora lodandoli ora deridendoli con comico lepore. Oltre la Vita dell’Ellade, dettò molti altri componimenti e geografici e di di versa materia, dei quali i nomi trovansi in Ateneo