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ALLA GEOGRAFIA DI STRABONE 37

Geografo, cioè della sua negligenza verso di Erodoto. Quanto egli onorò il gran poeta Omero, tanto egli spregiò il non meno degno di stima istorico Erodoto. Contuttociò avrebbe evitato molti errori geografici, col prestargli maggiore attenzione, e col non reputarlo un cianciatore favoloso (202). Non è, a cagion d’esempio, cosa strana che Erodoto sappia il mar Caspio per ogni dove chiuso dalla terra, e separato dall’Oceano (203), e che Strabone quattrocent’anni dopo, e senza dubbio ornato di maggior dottrina che non fu Erodoto (204), creda ancora quel mare un golfo dell’Oceano (205). S’egli non porgeva fede ad Erodoto, era in debito almeno di farci manifesta l’opinione di lui su questo argomento. Altra giustificazione per avventura aver non può Strabone, se non che del Caspio mare con sentenza ugualmente erronea favellarono il suo predecessore Eratostene, il suo contemporaneo Dionisio il periegete, e Plinio, e Mela che poscia vennero, e lo stesso Arriano, insino a Ptolemeo, il quale risuscitò la verità di Erodoto soffocata per cinquecento anni (206).

Udì il lettore quanto Strabone sprezzasse il marsigliese Pitea, ma questo eccessivo dispregio spinselo in altro fallo peggiore del primo, cioè nel credere ancora ai tempi di Tiberio, i luoghi al di là di Ierna (207) e del Boristene (208) inabitati pel freddo.

S’egli rigettò Erodoto, Pitea ed alcuni altri, giudicandoli immeritevoli di fede alcuna, tuttavia generalmente preferiva molto più i greci scrittori ai romani, e giustamente (209). Ma forse pel suo amore verso quelli, spre-