Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/136

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124 della geografia di strabone

quasi due parti delle mura ruinarono; non però a precipizio, sicchè non v’ebbe grande strage di abitanti. Un medesimo infortunio, sebbene con modici effetti, si stese a tutta la Siria, e passò ad alcune isole, come a dire le Cicladi e l’Eubea; di qualità che le sorgenti dell’Aretusa (fontana della Calcide) si otturarono, e molti giorni dopo l’acqua zampillò da un’altra bocca; nè l’isola poi cessò dall’avere in qualche sua parte tremuoti, finchè una voragine apertasi nella pianura di Lelanto non mandò fuori un torrente di lava infuocata.

E molti raccolsero esempj di somiglianti fenomeni; ma a noi basteranno quelli acconcissimi al nostro proposito che ci son posti innanzi da Demetrio scepsio. Perocchè ricordando quei versi:

                             . . . . . . . . . E già venuti
                             Son dell’alto Scamandro alle due fonti.
                             Calida è l’una, e qual di foco acceso
                             Spandesi intorno di sue linfe il fumo:
                             Fredda come gragnuola o ghiaccio o neve
                             Scorre l’altra di state;

non lascia che alcuno si meravigli se dura tuttavia la fonte dell’acqua fredda, e quella dell’acqua calda più non si vede; e reca questa mutazione all’essersi spenta la fonte calda. Ricorda inoltre alcuni fenomeni riferiti da Democle1, il quale racconta che alcuni grandi tremuoti v’ebbero anticamente in Lidia e nella Ionia, fino alla Troade; d’onde intieri villaggi furono inghiottiti, e

  1. Autore poco conosciuto, che visse ben quattro secoli innanzi all’E. V.