Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/135

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libro primo 123

A togliere la meraviglia di quelle mutazioni che noi dicemmo avere prodotte le inondazioni e gli altri fenomeni dei quali parlammo, riguardanti la Sicilia, le isole d’Eolo e le Pitecuse, torna opportuno il registrarne qui alcune consimili che accadono o già sono accadute in altri luoghi. Perocchè molti di questi esempii raccolti e posti dinanzi agli occhi faranno cessare l’ammirazione. E se il vero qualche volta rende attoniti alcuni, costoro mostrano di non avere esperienza dei fenomeni e della forza della natura; come quando loro si parla o di ciò ch’è avvenuto nelle isole di Tera e di Terasia1, situate fra Creta e la Cirenaica, e delle quali Tera è metropoli di Cirene; o di quello che successe in Egitto e in molte parti dell’Ellade. Perocchè nel mezzo fra Tera e Terasia sbucarono fiamme dal mare per quattro giorni, sicchè tutto il mare n’arse e bollì; ed a poco a poco ne fecero uscire, non altrimenti che col soccorso di una macchina, un’isola composta di materie vulcaniche, avente dodici stadj di circonferenza. Quando poi quel fenomeno fu cessato, i Rodii allora padroni del mare, furono i primi che osassero navigare a quel luogo, e vi fondarono sopra un tempio a Nettuno Asfalico2. Posidonio racconta che nella Fenicia essendo avvenuto un tremuoto fu inghiottita una città fabbricata al di là di Sidone, e che in Sidone stessa

  1. Tera è oggi Santorin. Rispetto a Terasia poi si crede che sia l’Aspronisi (od Isola bianca) dei Greci moderni. Del resto quelle isole non erano fra Creta e la Cirenaica.
  2. Asfalico, cioè non rovinoso, sicuro.